Tommaso Campanella
1568 - 1639
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Lettere
1635
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Ill. et R. Sig. e Pad. Osseq.
Ho scritto più lettere a V. S. per via di Lione raccomandate al Signor Roberto Galilei, ed un'altra finalmente per mezzo de' Signori Puteani, e non ho risposta, e come impaziente sono, l'avviso di novo li gran favori ed onori che mi fè la Maestà Cristianissima, e come venne poi Mons. Buttiglier a portarmi un brevetto di 150 lire al mese, che sono 600 scudi francesi e 720 Romani 1). Ringrazio Dio e la liberalità del Re che pur disse volermi raddoppiare 2). Ma io sto contento del poco con la quiete per me assai. . . . di più mandai una cartella al Sig. Gastines e Lamberti che mi pigliassero il baullo che mi verrà da Italia con la Galera di Mons. de Pilos, e l'inviassero a V. S. Ill. e li dissi che non era più fra Lucio Berardi minimo, ma T. C. de' predicatori, perchè sapessero chi è la persona a loro obbligata per le molte accoglienze che m'han fatto. Se per avventura non fosse capitata in man di V. S. questa cartella, potrà avvisarli e dirli tutto quanto loro scrissi, e l'obbligo che professo portar loro. Mi scrive Mons. Burdilot da Roma che manderà il Conte di Novaglia ogni cosa etc. e lui anche a V. S. le cose che ordinai per gusto della sua curiosità. Hier sera leggendo il mio servo la Novella di Boccaccio di quel Saladino che fu alloggiato da Rovello in Pavia e delle gran cortesie che li furo usate, venne in pensiero che non è persona equivalente al tempo nostro a quelle mirabili persone, se non V. S. Ill.; e mi sono rallegrato che il tempo nostro non è meno valente dell'antico valore. Scrissi di ciò a Roma al Cav. Pozzi, il quale havea ricevuti 4 libri dalla man me desima avanti ch'io arrivassi a Parigi, e questo Nuncio Bolognetti vole che li havessi dato io al libraro, a cui fu scritto ed insieme a Mons. Mazzarini di parte di N. S. Papa che mi facessero tutti li favori che potessero, e segnatamente mi donassero quel che mi dava in Roma; ma che io non stampassi cosa senza saputa loro, e questo io scrissi da quando ero appresso V. S. Ill. a N. S. e vi professo obbligo infinito, e più che quel del Saladino 3), e dimandai per giudici il Card. Duca e la Sorbona. Il Sig. Gaffarelli sono 6 giorni ch'è partito per Roma, forse passerà per Aix, e le narrarà la historia tutta. Scrissi al Sig. Galilei che m'avvisasse per che via ho da restituir le 20 pistole 4) a de Rossi, e non ho ancora risposta, ed a V. S. significai che in Napoli sta carcerato mio nipote, ed in Roma fuggitivo mio fratello con perdita di quanto c'era in casa, e mandai loro danari quanto ho potuto, e per questo non subito ho soddisfatto. Mi bisognerà progredire, e vedo che Domeneddio non mi manca. Io sto più sano che prima e fra gente buona caritativa che non consente alli mali ufficii che loro sono suggeriti dal mio Caino. . . . di Roma, anzi m'avvisano e stimano più che non merito con continui e cordiali buoni ufficii. Resto al suo comando, e le prego da Dio ogni felicità della terra e del Cielo. Saluto caramente al Sig. Gassendo, e l'aspetto, e a tutta la casa, ospizio di virtù.Parigi, 16 marzo 1635Ser. Obbligat. e divot.T. Campanella.
―――――――― 1) All'anno. 2) La somma. 3) E professo avervi obbligo infinito più che quel dei Saladino – Allude alla Novella del Boccaccio sopra citata. 4) Pistoles franc. doppie. |