BIBLIOTHECA AUGUSTANA

 

Tommaso Campanella

1568 - 1639

 

Lettere

 

1635

 

______________________________________________________________________________

 

 

 

Illustrissimo Signor mio Osservandissimo.

 

Come proemio sa V. S. Illustrissima che per fuggir le persecuzioni e tradimenti ordinati in Roma ed in Napoli son venuto al Re Cristianissimo, dove trovai tanta humanità, ingenuità, valore, abbondanza, sicurtà, riposo che bene intendo che Domeneddio ha voluto consolar la mia vecchiezza. Non dico che non ci sia qualche vizio da temere, e guardarsi, ma respettive alla Maestà Cristianissima mi ha usato tal modo di favori in preferenza di tanti principi che mai a nessun principe secolare e ecclesiastico ha fatto tanto honore: il tutto scrivo all'eccellenza di Novaglia, mio liberatore, da cui potrà saperlo minutamente, e le stanze che mi fur date, e li donativi, e la pensione annua del Re. Lo scrivo a V. S. Illustrissima ch'è mio padrone; ma perchè del secol'aureo scrive Virgilio: pauca tamen suberunt priscae vestigia fraudis etc. sappia che fin qua scrissero da Roma contra me, ma quanto li satelliti dell'Achitofellisti han fatto contra risultò in loro danno e biasmo etc. Laus Deo. Quando fui in Aix dopo la gran memoria fatta di S. B. e dall'Eminentissimo Barberino con testimonianze vere in casa di Monsignore de Peiresc, degnissimo di perpetue laudi e di onorare la Romana Purpura, se li padroni volessero pensarvici punto, si ragionò di V. S. con molto onore, e qui 1) trovai un foglio stampato della mia Medicina, e ciò fu a' 30 quasi di Ottobre. Poi venuto in Lugduno 2) trovai ch'erano stampati 4 libri. E perchè stavo in abito strano ed incognito, vidi e non dissi altro, se non che Campanella vorrebbe questo libro più acconcio. Poscia al primo di Decembre giunsi in Parigi; e sono stato 20 giorni senza uscire, in casa di Monsignor di Sanfloro, persona d'incomparabile bontà, religiosità, officiosità, carità non finta, di poche parole ma di molti fatti, a cui doveva me stesso rispetto a suo fratello, mio liberatore, ma adesso mi ha raddoppiato l'obbligo questo Signore. Scrissi a Monsignor Nunzio Bolognetti, e quando fui quasi sano e rivestito, quasi a' 20 di Dicembre l'andai a visitare, e sottoposi me e tutte cose mie all'obbedienza, come Nunzio di N. S. Mi fece accoglienze, e m'impose ch'io non stampassi qualche libro senza lui. Io dissi quel ch'era vero che havevo d'Aix scritto a N. S. che mi dia per giudice il Cardinale Riscelieu, o la Sorbona, e così scrissi poi all'Eminentissimo Barberino, e che non farò mai cosa senza lor gusto per obbligo religioso, e per la gran beneficenza di S. B. verso me. Adesso è uscita fuori la Predestinazione. Il Nunzio si lagna di me, come s'io l'havessi gabbato, e fatta stampare; cercò d'impedire il privilegio. Il guarda sigilli lo donò senza ch'io. li dicessi una parola, perchè questo negozio è del Signor Gaffarello, che portò il libro da Venezia, e N. S. e il Santo Officio sa ch'io donai tutti libri miei a Scioppio, altri a D. Virginio Cesarini, e a tutto il Mondo. Ora mi scrive Favilla, delli 20 di Decembre, che V. S. li fece vedere li 4 libri di detta Predestinazione, onde si vede ch'è venuta a V. S. in Novembre avanti ch'io fossi in Parigi non che parlato col Nunzio. Però supplico a V. S. Io dica al Signor Cardinal Padrone, perchè sappia ch'io son puntuale come sempre, e che non farò cosa in suo disgusto per la vita. Se scrivesse il Nunzio etc. ma ci ha poco guadagnato, perchè questi Signori lo hanno per Spagnolo, e mi dicon che lui disse che io dico nel libro mal di Spagna, ed io nè scrivendo nè parlando dico mal di questa gente: son venuto per quiete, non per litigi etc. Aspetto la licenza del Signor Cardinale, e li scritti fatti sopra i poemi di N. S. per memoria delli benefici, e clemenza dì S. B., la cui grazia mi fu tanto insidiata che ricorsero a Spagna ed incominciaro per atteggiare al murmur d'astrologizzare insieme per appiattarmi, ed adesso mi privano d'Italia, e tutto questo per una superba invidia di Due. Dio li perdoni ed apra gli occhi a quelli Signori verso lo vero. Resto al suo comando desideroso di servirla, e prego Dio etc. Amen.

A Parigi 14 marzo 1635.

Di V. S. Ill. Serv. affez.

Fra Tommaso Campanella.

All'Ill. Signor Cassiono Del Pozzo,

Cavalier e filosofo, p. Oss.

Roma,

Appresso l'Emin.mo Barberino.

 

――――――――

 

1) In Francia. 

2) Lione.