Tommaso Campanella
1568 - 1639
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Lettere
1635
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Ill. e R. Sig. Oss.
Dopo scritta l'ultima nel vegnente giorno mi giunse la gratissima di V. S. Ill. e R. dove m'avvisava che quando le scrisse il Sig. Deodato delle opere del Cremonino io l'ho scritto de' favori che questi Signori mi fanno. Vorrei che fosse persuasa ch'io più stimo ed amo una virtù vera che tutt'i beni del mondo, quali la necessità naturale e non l'elezione razionale mi fa amabili, dei quali pur da lei a quella partecipo 1). In verità le risposi subito il medesimo giorno, e perchè ci era il Sig. Deodato, e li comunicai quel che mi scriveva, si pigliò il carico di rispondere di quei duoi libri, de' quali egli haveva più notizia che io. Scrissi d'una Metafisica che ancora non s'era ricuperata da quello Stampatore che la prese dal Favilla per istamparla. Adesso le dico che s'è ricuperata con pagarli 50 scudi. Pazienza, e mi viene con gli altri nel baullo che capiterà in man di V. S. Ill. Io scrissi una cartella all'. . . . al Signor Gastines e Lambenti, e dentro quella di V. S. perchè pensavo fossero più sollecite le galere al viaggio, o quella di V. S. Ill. era intra un'altra del Sig. Roberto Galilei, e lui mi scrive che non l'ha ricevuta, e di ciò m'accuso me stesso 2), che quella volta non mandai le lettere a Mons. di Sanfloro, nè alli Sig. de Pay, o Isau, ma al Procaccio per man del sagrestano del convento, sendo una sola 3). M'ammiro poscia che V. S. dice volermi mandare quelle poche curiosità, mentre io a V. S. le donai, a cui devo per le cortesie assai gran cose, e per la virtù ciò ch'io vaglio, e spero in Dio testificarlo presto al mondo, come adesso lo fo in Parigi con onorarmi del suo nome. Or questo fu causa ch'io rescrivessi al Sig. Gastines havendo havuto nova del Sig. Galilei che non aveva ricevuto la mia; quanto a quel che dice delle pistole 4) io ne resto mortificato, perchè scrissi al Sig. Rob. Galilei che questo lo trattasse col Sig. Rossi senza dir altro a V. S. immaginandomi quel che del suo genio poteva succedere, e perchè non havevo risposta, che non ci andò, lo scrissi poi a V. S. pensando ch'ella avesse rescritto al Galilei che di ciò non mi desse risposta, e non fu così, ma in vero egli non ebbe la mia, e fin alla Semana Santa 5) non me ne accertai. Gli avvisi che mi dà, mi saran più sacri 6) d'ogni pitagoreo 7), e la ringrazio assai e così fo. Il Re parte domani per Piccardia, il Principe di Condè per Lotaringia 8). Roano è già in trattato in Valtellina. Cricchi mi chiamò ieri e ragionammo, va in Italia. Il Sassonia scrive al Re sottoponendosi a S. M. se vorrà aiutarli. Io sto bene al suo comando, e comincio a godere, consolazione novella, le delizie di Parigi. Credo sarà tornato il Signor Gassendo: lo saluto caramente. V. S. ha fatto da quel che è col Galileo Galilei, ed io scrissi al Novaglia mio Signore ed a qualch'altro che secondino le filosofiche ragioni di V. S. Ill. È finita la stampa della traduzione dei dialoghi, e verranno altri libri. Mi spiace che il Sig. Gaffarelli passando in Lione non abbia mandato a nessuno il libro delle medicine, e per mio rispetto hebbe il privilegio senza cui non haveria havuto il frutto suo dal libraro, e più mi spiace che non mandò a V. S. Ill. un esemplare. Forse lo farà al ritorno di Roma. Resto al suo comando e tutti qua si parla 9) della magnificenza grande di V. S. al Sig. Card. di Lione, e ciò dona a me occasione di parlare più. A D.Parigi, 15 di Aprile, 1635.Serv. obb. e Div.T. Campanella.
Il Sig. Ruffi che viene alli servizii di V. S. mi fa scrivere per lui, s'è passato assai bene in Parigi.
―――――――― 1) Per mezzo de' quali pure mercé di lei a quella (vera virtù) partecipo. 2) Moi même, franc. 3) Cioè, essendo una sola lettera. 4) Pistoles franc. doppie. 5) Settimana. Simana si trova anche adoperato dal Campanella nei documenti pubblicati dal Capialbi, a p. 19. 6) Parole aggiunte in grazia del senso. 7) Li riceverò più che se mi venissero da un Pitagoreo, da uno della scuola di Pitagora – forse – Pitagora consigliava il silenzio. 8) Lotaringia 9) Tutti parliamo qua. |