Dante Alighieri
1265 - 1321
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La Divina commedia
Paradiso
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Canto XXXII
Canto XXXII, ove tratta come santo Bernardo mostrò a Dante ordinatamente li luoghi de' beati del Vecchio e del Nuovo Testamento; e come a la voce de l'Arcangelo Gabriello laudavano nostra Madonna, cioè la Virgine Maria.
Sandro Botticelli, Divina Commedia, par. 32 (disegno, 1485/90)
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Affetto al suo piacer, quel contemplantelibero officio di dottore assunse,e cominciò queste parole sante:«La piaga che Maria richiuse e unse,quella ch'è tanto bella da' suoi piediè colei che l'aperse e che la punse.Ne l'ordine che fanno i terzi sedi,siede Rachel di sotto da costeicon Bëatrice, sì come tu vedi.Sarra e Rebecca, Iudìt e coleiche fu bisava al cantor che per dogliadel fallo disse Miserere mei,puoi tu veder così di soglia in sogliagiù digradar, com' io ch'a proprio nomevo per la rosa giù di foglia in foglia.E dal settimo grado in giù, sì comeinfino ad esso, succedono Ebree,dirimendo del fior tutte le chiome;perché, secondo lo sguardo che féela fede in Cristo, queste sono il muroa che si parton le sacre scalee.Da questa parte onde 'l fiore è maturodi tutte le sue foglie, sono assisiquei che credettero in Cristo venturo;da l'altra parte onde sono intercisidi vòti i semicirculi, si stannoquei ch'a Cristo venuto ebber li visi.E come quinci il glorïoso scannode la donna del cielo e li altri scannidi sotto lui cotanta cerna fanno,così di contra quel del gran Giovanni,che sempre santo 'l diserto e 'l martirosofferse, e poi l'inferno da due anni;e sotto lui così cerner sortiroFrancesco, Benedetto e Augustinoe altri fin qua giù di giro in giro.Or mira l'alto proveder divino:ché l'uno e l'altro aspetto de la fedeigualmente empierà questo giardino.E sappi che dal grado in giù che fiedea mezzo il tratto le due discrezioni,per nullo proprio merito si siede,ma per l'altrui, con certe condizioni:ché tutti questi son spiriti ascoltiprima ch'avesser vere elezïoni.Ben te ne puoi accorger per li voltie anche per le voci püerili,se tu li guardi bene e se li ascolti.Or dubbi tu e dubitando sili;ma io discioglierò 'l forte legamein che ti stringon li pensier sottili.Dentro a l'ampiezza di questo reamecasüal punto non puote aver sito,se non come tristizia o sete o fame:ché per etterna legge è stabilitoquantunque vedi, sì che giustamenteci si risponde da l'anello al dito;e però questa festinata gentea vera vita non è sine causaintra sé qui più e meno eccellente.Lo rege per cui questo regno pausain tanto amore e in tanto diletto,che nulla volontà è di più ausa,le menti tutte nel suo lieto aspettocreando, a suo piacer di grazia dotadiversamente; e qui basti l'effetto.E ciò espresso e chiaro vi si notane la Scrittura santa in quei gemelliche ne la madre ebber l'ira commota.Però, secondo il color d'i capelli,di cotal grazia l'altissimo lumedegnamente convien che s'incappelli.Dunque, sanza mercé di lor costume,locati son per gradi differenti,sol differendo nel primiero acume.Bastavasi ne' secoli recenticon l'innocenza, per aver salute,solamente la fede d'i parenti;poi che le prime etadi fuor compiute,convenne ai maschi a l'innocenti penneper circuncidere acquistar virtute;ma poi che 'l tempo de la grazia venne,sanza battesmo perfetto di Cristotale innocenza là giù si ritenne.Riguarda omai ne la faccia che a Cristopiù si somiglia, ché la sua chiarezzasola ti può disporre a veder Cristo».Io vidi sopra lei tanta allegrezzapiover, portata ne le menti santecreate a trasvolar per quella altezza,che quantunque io avea visto davante,di tanta ammirazion non mi sospese,né mi mostrò di Dio tanto sembiante;e quello amor che primo lì discese,cantando Ave, Maria, gratïa plena,dinanzi a lei le sue ali distese.Rispuose a la divina cantilenada tutte parti la beata corte,sì ch'ogne vista sen fé più serena.«O santo padre, che per me comportel'esser qua giù, lasciando il dolce loconel qual tu siedi per etterna sorte,qual è quell' angel che con tanto giocoguarda ne li occhi la nostra regina,innamorato sì che par di foco?».Così ricorsi ancora a la dottrinadi colui ch'abbelliva di Maria,come del sole stella mattutina.Ed elli a me: «Baldezza e leggiadriaquant' esser puote in angelo e in alma,tutta è in lui; e sì volem che sia,perch' elli è quelli che portò la palmagiuso a Maria, quando 'l Figliuol di Diocarcar si volse de la nostra salma.Ma vieni omai con li occhi sì com' ioandrò parlando, e nota i gran patricidi questo imperio giustissimo e pio.Quei due che seggon là sù più feliciper esser propinquissimi ad Agusta,son d'esta rosa quasi due radici:colui che da sinistra le s'aggiustaè il padre per lo cui ardito gustol'umana specie tanto amaro gusta;dal destro vedi quel padre vetustodi Santa Chiesa a cui Cristo le chiaviraccomandò di questo fior venusto.E quei che vide tutti i tempi gravi,pria che morisse, de la bella sposache s'acquistò con la lancia e coi clavi,siede lungh' esso, e lungo l'altro posaquel duca sotto cui visse di mannala gente ingrata, mobile e retrosa.Di contr' a Pietro vedi sedere Anna,tanto contenta di mirar sua figlia,che non move occhio per cantare osanna;e contro al maggior padre di famigliasiede Lucia, che mosse la tua donnaquando chinavi, a rovinar, le ciglia.Ma perché 'l tempo fugge che t'assonna,qui farem punto, come buon sartoreche com' elli ha del panno fa la gonna;e drizzeremo li occhi al primo amore,sì che, guardando verso lui, penètriquant' è possibil per lo suo fulgore.Veramente, ne forse tu t'arretrimovendo l'ali tue, credendo oltrarti,orando grazia conven che s'impetrigrazia da quella che puote aiutarti;e tu mi seguirai con l'affezione,sì che dal dicer mio lo cor non parti».E cominciò questa santa orazione: |