Tommaso Campanella
1568 - 1639
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Lettere
1635
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R. P. Campanella 1).Molto Ill.re, e M.to R.do p. mio Col.mo
Ha mostrato vostra Paternità tanti segni del suo buon volere verso la somma virtù del Chiaris.o Sig. Gassendi nostro e tanto dispiacere della sinistra interpetrazione che s'era data alli discorsi ch'ella v'aveva tenuti che ne siamo rimasti appagati, conforme al desiderio di V.a P.a ed alle istanze che ce ne ha fatte il s.r Diodati colla sua lettera e il s.r Henrico Dorvalio di viva voce che mi disse questi giorni la mortificatione che ne haveva havuto Vostra Paternità. Hor per non dissimulare quello che importa più, è cosa verissima che sin dal principio ch'Ella fu arrivata in Parigi, mi fu scritto ch'ella aveva sparlato della Fisica del s.r Gassendi, et non venne l'avviso da chi s'immaginò V. P.a ma io non lo volsi credere e m'immaginai che fosse più tosto sinistra interpetrazione di qualche parola detta a caso che biasimo ex proposito, nè volsi farne motto; ma quando scrissi poi al s.r Diodati m'era stato dato un secondo avviso, da altra parte, che non solo andava a disavvantaggio del s.r Gassendo, ma ad un vituperio intollerabile. A tal che non mi potei più contenere e gliene scrissi alla libera, né son mancati altri avvisi poi d'altrove non solo della poca stima che V.a P.a faceva di quel personaggio, ma di tutti gl'ingegni di Francia che gli eran passati per le mani. Anzi si diceva ch'Ella non perdonava neppure al povero s.r Naudeo tanto appassionato e partiale di V.a P.a Il che mi pareva durissimo, e di perniciosissima conseguenza. Io non credo veramente tutto quello che si può dire in questo genere, anzi non farò difficoltà di credere che si possino fabbricare diverse calunnie per levar V. P. all'invidia. Ma è pur difficile che non vi sia qualche fondamento di parole ambigue et soggette a indutioni contrarie. E sarà bene che per l'avvenire V. P. consideri bene li termini ch'ella vorrà adoperare parlando delli litterati di Francia, e specialmente di quelli che vi possono avere acquistato qualche merito. Altrimenti non credo che le riuscirà, sendo notissimo che l'humor della natione porti una grandissima libertà di far scelta chi d'un'opinione e chi d'un'altra, quando si (vi) concorrano ragioni uguali o probabili 2). Né per tal varietà di sensi bisogna subito condannarsi l'un l'altro, portando la spesa di pensarvi maturamente prima di passare alla condannatione. Anzi di lasciare ognuno nel suo libero arbitrio, mentre le cose siano di natura tale che non vi sia necessità assoluta di prendere partito. Già che talvolta le opinioni che paiono ridicole ad altri con la benigna interpetrazione che vi può occorrere passano per negotii gravissimi et di somma importanza. Così in materie filosofiche se si esaminano gli vari concetti degli antichi filosofi greci, poche ve ne sono che non abbiano qualche cosa del mirabile mentre si guardano con carità umana, e che vi si considera ciò che vi può esser degno di lode, lasciando ciò che non par tanto comportabile, et riducendo le cose alli termini dell'ignoranza de' tempi loro. Io son d'un umore che non gusto troppo le fatiche di que' che attendono a confutationi dell'altrui opinioni giudicandone il tempo assai mal impiegato come di chi volesse rifiutare gli spropositi di qualsivoglia persona che può errare così nella proprietà della lingua volgare come nella bassezza dei concetti. Il che sarebbe senza fine, la brevità della vita umana non comportando queste cose senza grave necessità. Et mi par molto più nobile di stabilire ciascheduno li suoi fondamenti con le migliori ragioni che ci può somministrare il proprio ingegno, senza rifiutar altro che ciò che non si può vietare (che) di necessità 3). Et così lasciando al Pittore la lode che può occorrere alla sua Arte, et al Cantore quella della sua musica, ed all'Architetto quella delle sue fabbriche, et così degli altri, quando s'è assecuto (trovato) un soggetto degno d'esercitar l'ingegno, mi par che l'opera sua può passar in più degne mani, quando s'attende solo al suo scopo, e ad insegnar ciò che i lumi naturali ci hanno potuto chiarire senza far digressioni contra quello e quell'altro che avevano altra mira. La grossezza delli volumi non potendo poi comportare che le persone di conditione vi si applichino, il che fa rimaner tali fatiche senza le rimunerazioni condegne, et le fa star sepolte e senza che i librai vogliano fare la spesa tanto grande. Non mi appartiene di darle consigli in questa cosa, dove toccherebbe a lei di darmeli, ma ella scuserà l'abbondanza del cuore che mi fa parlare così alla libera, poichè ella mi ci ha invitato in certa maniera co' suoi complimenti assicurandola ch'ella manterrà molto meglio il suo gran credito che se ella si disturba dal suo cammino per nettare la strada per dove havrà da passare, massime in paesi pieni di tanto fango e di tante spine, benchè si avesse da desiderare che fossero più netti. Giacchè ella può attendere a più utili fatiche d'insegnare cose ignorate dagli altri. Scusimi di grazia V. P. e stabilisca la sua fisica senza dimorare a persuadere che sia ridicola quella fisica d'Epicuro, mentre se ne veggono pochissime risoluzioni sparse di qua e di là senza ordine; giacché s'ella le avesse vedute ordinate, non le parrebbero forse tanto strane. Benché la dottrina degli atomi non le piace, siccome nè anco a molti altri, non par conveniente di dire subito di no, che non mi piace: massime quando non è conosciuta, e quando si veggono persone gravi che stanno in sospeso, senza ridere e senza biasimare la rosa, non ostante che nasca fuori la spina. Giacchè da principii ridicoli in apparenza si viene in cognizione talvolta di cose gravissime e squisitissime. Fu stimata altre volte ridicola l'opinione degli antipodi e poi s'è trovata verissima e che non si può più rivocare in dubbio. La debolezza dell'ingegno umano è troppo grande per potere in un tratto penetrare ogni segreto della natura. Vi vuole una gradazione che per diversi mezzi conduca allo scopo, e la brevità della vita umana non comporta che una sola persona basti. Fa bisogno adoperare l'osservazione di buon numero di altri de' secoli passati e futuri per chiarirsi di ciò che conviene meglio, e fa bisogno un certo amore e venerazione dell'uno all'altro per cavare l'ottato frutto, e più tosto l'interpetrazione benigna che la sinistra. – Del resto m'è carissimo che le sia finalmente capitato il libro, maravigliandomi che abbia stentato tanto per la strada. Ho poi ricevuto da Roma in certo fagotto del Signor Menestier, la figurina di bronzo del pecorello, che V. P. mi aveva accennato, consegnatogli dal Signor Burdeletio, e trovo ch'è antica veramente e ben conservata, ma non ho potuto ancora capire a qual uso potesse essere stata destinata. Se non forse per assistere a qualche statua di Mercurio che si soleva accompagnare da simili animali e la manderò a V. P. colla prima occasione d'amico, giacchè pesa troppo con la Posta, acciò la possa mostrare costì ai suoi amici, rimanendole sempre obbligatissimo del buon volere, e pregandola di scusare la mia debolezza di spirito e continuarmi la sua grazia. Pel libro de Titulis non occorre farlo copiare, poi che ella lo vuol mettere a stampa. Ma che ella lasci indietro tanti grandi uomini di costà e d'Italia, ai quali ella può essere in obbligo di fare la dedicazione della sua opera per anteporre un nome tanto indegno quanto è (il) mio di comparire tra persone di merito. . . . . . ! Non cerco questo vanto e mi basta il nome d'amico senza tanto fasto. E senza altro le prego da Dio, Nostro Signore, ogni maggiore contento e quietudine d'animo, e le fo umilissima reverenza.Di Aix, alli 3 Luglio, 1635.Di V. P. M. I. e M. R.Servitore obligatissimo e fedelissimoDe Peiresc.
―――――――― 1) Cette lettre se trouve à la biblioteque de Carpentras dans la correspondancede de Peiresc. C'est évidemment la reponse à la lettre publiée par M. Baldacchini, à la page 165 de sa biographie de Campanella. L. (La lettera del Campanella a cui Peiresc con questa qua risponde è stampata avanti a p. 115). 2) Ammonisce il Campanella che la Francia non è terra nella quale possa allignare un dommatismo filosofico, a cui pur troppo inchinava l'humore del Campanella. 3) Osservò Tenneman che la dottrina dei Campanella ha più merito negativo che valor positivo: il che con ciò che nota il Peiresc meravigliosamente consuona. |