Tommaso Campanella
1568 - 1639
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Lettere
1636
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Hieri giunsi a Lione: questa mane andai alle stampe. La medicina è mezzo stampata. Si aspetta il privilegio del Re. Per questo non la mando. Va bene. La metafisica che il libraro Brugiotti Romano dice aver mandata qua fino dal mese di marzo non si trova in nulla stamperia. Anzi il Proost e 'l Cardan, coi quali esso tiene corrispondenza, mi dicono gran male di lui e di sua infedeltà.Scrivo a Roma agli amici ed all'eccellentissimo ambasciatore che se lo faccia rendere a forza o a buona voglia. Tengan caro gli originali si forte etc.Il mastro delle poste mi ha fatto assai carezze, e più Mons. Rossi e 'l Galileo, e mi offersero quanti danari mi bisognano a suo nome. Io fatto il conto con Mons. Borrema (il quale mi ha fatto carezze per amor di V. E. Ill. e del Barone, et Gogge ha interceduto col suo amico che mi conduca in carrozza fin a Ruan, dove tutti ci metteremo in barca, e forse in Orleans parlerò al p. Gioseffo e col Buttiglier e 4 Sorbonisti venuti a Molins che pur si ricorda di quello che li scrissi intra e fuor del dialogo) e mi dice che per fino a Paris mi bisognano 35 scudi. Io vi ho delle doppie, che 25 mi ha dato, nove solamente; perchè pagai li cavalli ed altre coselle, e sempre pranzai e cenai con l'Arcivescovo pagando per rata quanto tutti di sua tavola e lui etc. per tanto ho pigliato dal Signor Rossi doppie 20 d'Italia per l'occorrente viaggio, e far un vestito ad comparendum etc. V. S. Ill. mi perdoni che non è audacia, ma bisogno, e certezza che donde ho ricevute tante grazie, non dà monete 1), come vedrà. Resto perpetuamente obbligatissimo a V. S. Ill. e le prego da Dio ogni bene. Saluto caramente il sig. nepote e tutti di casa insieme al valente astronomo Gassendi. Quel che mi dissero i viandanti del suo studio non lo dico, né quel che risposi io.A Dio, 16 novembre 1636.Ho scritto in Roma a tutti.Serv. et obbl.T. C.
―――――――― 1) Donde ho ricevuto tante grazie, non ho ricevuto moneta. |