BIBLIOTHECA AUGUSTANA

 

Tommaso Campanella

1568 - 1639

 

Lettere

 

1635

 

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Ill. Sig. e P. Oss.

 

Adesso proprio 25 maggio hore 4 post. merid. è venuto il Sig. Deodato con un avviso di V. S. Ill. e Rev. giustamente lamentevole che io abbia sparlato del sig. Gassendo, suo carissimo, e mio onorevole padrone: mi dispiace del suo disgusto più che d'altro: perchè sendo questa una mera bugia e di persona sfacciata ed impudente non fa caso. Sappia che scrissero anche a Roma ch'io dissi, e dico a chi mi viene a visitare, che Voi havete qualche dubbio e ch'io poi non lo risolvo. Per il che il Papa che mi ama di cuore ne sentì disgusto e me lo fe' scrivere, ed all'incontro hebbe Roma lettere di persone assai segnalate del modesto modo come io mi porto, e che mai sono restato di soddisfare a tutti, e che la Sorbona e tutti li altri fan conto di me 1), ed anzi io mi vergogno a dire quanto soverchiamente mi stimano, lodano e con epigrammi etc. persone gravi. Quanto poi al Sig. Gassendi io ho testificato a tutti che lui è persona di costumi ottimi e veramente filosofici, il che è fondamento di sapienza, e che sia gran matematico ed astronomo ed osservatore mirabile, e quanto gusto io ebbi di conoscerlo presenzialmente. Quanto poi alla filosofia epicurea che consiste in atomi e in vano, dissi domandato da persone che con ischerzo parlavan del signor Gassendo in questa materia, ch'io ho questa filosofia per insufficiente a render causa di tutte le cose, e che il signor Gassendo non la tiene se non forse quanto alla materia e che lui tiene il senso delle cose 2): e per segno parlando meco delle comete, disse che sentono in tra l'etere e vanno in simpathia, ed han causa finale. . . non mi ricordo se ho detto questo, ma tra me e 'l Signor Gassendo è passato questo discorso: però non può essere che io abbia detto che tiene una filosofia vana e deficiente. Anzi con tutti ho detto che mi pareva mille anni che fosse arrivato in Parigi per gustare delle sue virtù, e sempre che s'è parlato di comete e d'ecclissi ho anteposto le sue virtù ed osservazioni a quante ne ho viste. Ma se non fosse altro sendo cosa cara di V. S. Ill. di cui sa il mondo com'io parlo, e che le dedico un libro, e che al nostro secolo non nasce pari, e pregai che mandi i vostri titoli, non poteva essere che io ne parlassi se non con reputazione grande. Di grazia V. E. si levi questo scrupolo e mi tenga per vero suo servo egregio filosofico e non cortigiano nè. . . . e mi scriva donde ha saputo questo; perchè lo farò disdire in presenza de' buoni. Questi ben veggiono quanto io stimo V. E. Ill. e come ne parlo, e m'invidiano la sua grazia, nè può essere buono chi questo scrive, e dubito di persona che dice e scrive mal di tutti e del Galileo e di Telesio, e di Copernico, e di Stigliola. Sto aspettando il baullo: poi le scriverò a lungo. Non so se Rossi le ha portato la mia, e se ha avuto le altre. Scrivo correndo. A Dio.

Parigi, 25 Maggio 1635.

Di V. S. Ill. e. Rev.

Serv. Obbligat. e fedele.

T. Campanella.

 

Fo riverenza al Sig. Gassendo e la prego che li faccia parte di questa verità, perchè io più stimo un monte d'oro com'è lui, che mille di pietra come sono questi ciarloni rapportatori. Scrivo in fretta ed in collera, e non ho voluto differire. Però scusi lo scrivere intricato 3).

 

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1) Parole aggiunte pel senso. 

2) Sic. Nota della Copia di Parigi. 

3) La risposta a questa lettera pubblicata dal celebre Profes. Libri si riporta intera qui appresso a pagina 120.