Raffaello Sanzio
1483 - 1520
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I sonetti
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VI
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Come la veggo e chiara sta nel coretua gran bellezza, il mio pennello franconon è in pingere egual e viene manco,perché debol riman per forte amore.
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5 | Sì mi tormenta lo infinito ardore.Il volto roseo, il seno colmo e bianco,con lo rotondo delicato fianco,ha di vaghezza che abbaglia di splendore.
L'insieme allo pensier tutto commosse, |
10 | che atto non fe' il saper; perciò nemicafece la man che al ben ritrar non mosse.
Ognor fisso studiar in dolce amicaquella beltà che ciel credea sol fosse,fia che il desiar compirà la mia fatica.
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Questo sonetto è quasi di sicuro apogrifo. |