Raffaello Sanzio
1483 - 1520
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Seconda lettera allo zio
1514
Testo:Raffaello Sanzio, Tutti gli scrittied. E. Camasasca, Milano 1956
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Al mio carissimo Zio Simonedi Battista di Ciarla da Urbino. In Urbino.
Carissimo in loco de Patre.
Ho ricevuto una vostra, a me carissima per intendere che voi non sète corociato con meco, ché in vero avereste torto, considerando quanto è fastidioso lo scrivere quando non importa; adesso, importandomi, ve rispondo per dirvi intieramente quanto io posso fare ad intendere. Prima, circa a tôr don[n]a, ve rispondo che quella che voi mi volisti dare prima, ne son contentissimo e ringrazione Dio del continuo di non aver tolta né quella né altra, e in questo [sono] stato più savio di voi, che me la volevi dare. Son certo che adesso lo conoscete ancora voi ch'io non saria in loco dove io son, ché fin in questo dì mi trovo avere roba in Roma per tre mila ducati d'oro, e d'entrata cinquanta scudi d'oro, perché la Santità di nostro signore mi ha dato perché io attenda alla fabbrica di San Petro trecento ducati d'oro di provisione, li quali non mi sono mai per mancare sinché vivo, e son certo averne degl'altri, e poi sono pagato di quello [che] io lavoro quanto mi pare a me, e ho cominciato un'altra stanzia per Sua Santità a dipignere, che montarà mille duecento ducati d'oro: sì che, carissimo zio, vi fo onore a voi e a tutti li parenti e alla patria, ma non resta che sempre non vi abbia in mezo al core, e quando vi sento nominare, che non mi paia di sentir nominare un mio patre; e non vi lamentate di me, che non scrivo, ch'io me averia a lamentare di voi, che tutto il dì avete la penna in mano, e mettete sei mesi da una lettera a l'altra, ma pure non mi farete corociare con voi, come voi fate con meco a torto. Sono uscito da proposito della moglie; ma, per ritornare, vi rispondo che voi sapete che Santa Maria in Portico me vòl dare una sua parente, e con licenza del zio prete e vostra li promesi di fare quanto Sua revendissima Signoria voleva; non posso mancar di fede: simo più che mai alle strette, e presto vi avviserò del tutto; abiate pazienza che questa cosa si risolva così bona, e poi farò - non si facendo questa - quello [che] voi vorite; e sapia che, se Francesco Buffa ha delli partiti, che ancor io ne ho, ch'io trovo una mamola bella, secondo [che] ho inteso, di bonissima fama lei e li loro, che mi vòl dare tre mila scudi d'oro in docta, e sono in casa in Roma, che vale più cento ducati qui, che duecento là: siatene certo. Circa a star in Roma, non posso star altrove più per tempo alcuno per amore della fabbrica di Santo Pietro, ché sono in loco di Bramante; ma qual loco è più degno al mondo che Roma? qual impresa è più degna di San Petro, ch'è il primo tempio del mondo? e che questa è la più gran fabrica che sia mai vista, che montarà più d'un millione d'oro; e sappiate che 'l papa ha deputato di spendere sessanta mila ducati l'anno per questa fabrica, e non pensa mai altro. Mi ha dato un compagno, frate doctissimo e vecchio de più d'octant'anni; el papa vede che 'l puol vivere poco: ha risoluto Sua Santità darmelo per compagno, ch'è uomo di gran riputazione sapientissimo, acciò ch'io possa imparare, se ha alcun bello secreto in architectura, acciò io diventa perfettissimo in quest'arte; ha nome fra' Giocondo, e ogni dì il papa ce manda a chiamare, e ragiona un pezzo con noi di questa fabrica. Vi prego voi vo[g]liate andare al duca e alla duchessa e dirli questo, ché so lo averanno caro a sentire che un loro servo si facci onore, e racomandatemi a Loro Signoria, e io del continuo a voi mi racomando. Salutate tutti gli amici e parenti per parte mia, e massime Ridolfo, el quale ha tanto buono amore en verso di me.
Alli primo luglio 1514.El vostro Rafael, pittorein Roma. |