BIBLIOTHECA AUGUSTANA

 

Leonardo da Vinci

1452 - 1519

 

Scritti scelti

 

Cognizione e esperienzia

 

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Cognizione e esperienzia

 

M. 58v

La verità fu sola figliola del tempo.

 

 

Triv. B 33v

I sensi sono terrestri, la ragione sta for di quelli quando contempla.

 

 

G. 47r

O speculatore delle cose, non ti laldare di conoscere le cose che ordinariamente per sé medesima la natura conduce. Ma rallegrati di conoscere il fine di quelle cose che son disegniate dalla mente tua.

 

 

Triv. 20v

Ogni nostra cognizione prencipia da sentimenti.

 

 

An. I 13v

Le cose mentali che non son passate per il senso son vane e nulla verità partoriscano se non dannosa, e perchè tal discorsi nascan da povertà d’ingegnio, poveri son sempre tali discorsori, e se saran nati ricchi e ’morran poveri nella lor vecchiezza, perchè pare che la natura si vendichi con quelli che voglian fare miraculi, abbin men che li altri omini più quieti, e quelli che voliano arricchire ’n un di vivino lungo tempo in gran povertà, come interviene e interverrà in eterno alli archimisti, cercatori di creare oro e argento, e all’ingegnieri che voglian che l’acqua morta dia vita motiva a se medesima con continuo moto, e al sommo stolto, negromante e incantatore.

 

 

Lu. 33

Dicono quella cognizione esser meccanica la quale è partorita dall’esperienzia, e quella esser scientifica che nasce e finisce nella mente, e quella essere semimeccanica che nasce dalla scienzia e finisce nella operazione manuale. Ma a me pare che quelle scienzie sieno vane e piene di errori, le quali non sono nate dall’esperienzia, madre di ogni certezza, e che non terminano in nota esperienzia, cioè che la loro origine, o mezzo, o fine non passa per nessuno dei cinque sensi. E se noi dubitiamo della certezza di ciascuna cosa che passa per li sensi, quanto maggiormente dobiamo noi dubitare delle cose ribelli a essi sensi, come dell’assenzia di Dio e dell’anima e simili, per le quali sempre si disputa e contende, e veramente accade che sempre, dove manca la ragione, suplisse le grida, la qual cosa non accade nelle cose certe.

Per questo che dove si grida non è vera scienzia, perchè la verità ha un sol termine, il quale essendo publicato, il letigio resta in eterno distrutto, e s’esso litigio resurge, è bugiara e confusa scienzia, e non certezza rinata.

Ma le vere scienzie sono quelle che la sperienzia ha fatto penetrare per li sensi e posto silenzio alla lingua de’ litiganti, e che non pasce di sogno li suoi investigatori, ma sempre sopra li primi veri e noti principi, procede successivamente e con vere seguenzie insino al fine, come si dinota nelle prime matematiche, cioè numero e misura, detta aritmetica e geometria, che trattano con somma verità della quantità discontinua e continua. Qui non si arguirà che due tre facciano più o men che sei, nè che un triangolo abbia li suoi angoli minori di due angoli retti, ma con eterno silenzio resta distrutta ogni arguizione e con pace sono fruite dalli loro devoti, il che far non possono le bugiarde scienzie mentali.

E se tu dirai tali scienzie vere e note essere di spezie di meccaniche, imperochè non si possono finire se non manualmente, io dirò il medesimo di tutte le arti che passano per le mani degli scrittore, le quali sono di spezie di disegno, membro della pittura, e l’astrologia e le altre passano per le manuali operazioni, ma prima sono mentali, com’è la pittura, la quale è prima nella mente del suo speculatore e non può pervenire alla sua perfezione senza la manuale operazione. Della qual pittura li sua scientifici e veri principi, prima ponendo che cosa è corpo ombroso, e che cosa è ombra primitiva e ombra derivativa, e che cosa è lume (cioè tenebre, luce, colore) corpo, figura, sito, remozione, propinquità, moto e quiete, le quali solo colla mente si comprendono sanza opera manuale, E questa fia la scienzia della pittura, che resta nella mente de’ suoi contemplanti, della quale nasce poi l’operazione, assai più degna della predetta contemplazione o scienzia.

 

 

C. A. 191r a

Leonardo da Vinci discepolo della sperientia

 

 

C. A. 299r b

Chi si promette dalla sperienza ciò che non è 'n lei, si discosta dalla ragione.

 

 

I. 101r, 101v

Sì che voi, speculatori, non vi fidate delli autori che hanno sol colla imaginazione voluto farsi interpreti fra la natura e l'omo, ma sol di quelli che, non coi cenni della natura, ma co' gli effetti delle sue esperienzie hanno esercitato i loro ingegni.

E riconoscere come l'esperienzie ingannano chi non conosce loro natura, perché quelle che spesse volte paiono una medesima, spesse volte son di grande varietà, come qui si dimostra.

 

 

E. 55r

Ma prima farò alcuna esperienza avanti ch'io più oltre proceda,. perché mia intenzione è allegare prima l'esperienzia. e poi colla ragione dimostrare perché tale esperienzia è costretta in tal modo ad operare. E questa è la vera regola come li speculatori delli effetti naturali hanno a procedere, e ancora che la natura cominci dalla ragione e termini nella sperienzia, a noi bisogna seguitare in contrario, cioè cominciando (come sopra dissi) dalla sperienzia, e con quella investigare la ragione.

 

 

C. A. 154r c

La esperienza non falla mai, ma sol fallano i nostri giudizi, promettendosi di lei cose che non sono in sua potestà.

A torto si lamentali gli omini della isperìenza, la quale con somme rampogne quella accusano esser fallace. Ma lasciano stare essa sperienza, e voltate tale lamentazione contro alla vostra ignoranzia, la quale vi fa transcorrere, co' vostri vani e instolti desideri, a impromettervi, di quella, cose che non sono in sua potenzia, dicendo quella esser fallace.

A torto si lamentano li omini della innocente esperienzia, quella accusando di fallacie e di bugiarde dimonstrazioni.

 

 

For. III 14

La sapientia è figliola della sperienza, la quale sperienza...

 

 

C. A. 86r a

La sperienzia, interprete in fra l'artifiziosa natura e la umana spezie, ne ‘nsegna ciò che essa natura in fra' mortali adopera da necessità constretta, non altrimenti operar si possa che la ragione, suo timone, operare le ‘nsegni.

 

 

Lu. 1

Nessuna umana investigazione si pò dimandare vera scienzia, s’essa non passa per le matematiche dimostrazioni, e se tu dirai che le scienzie, che principiano e finiscono nella mente, abbiano verità, questo non si concede ma si niega, per molte raggioni, e prima, che in tali discorsi mentali non accade esperienzia, senza la quale nulla dà di sé certezza.

 

 

G. 96v

Delle scienzie. Nessuna certezza è dove non si pò applicare una delle scienze matematiche, over che non sono unite con esse matematiche.

 

 

An. IV 14v

Non mi legga, chi non è matematico nelli mia principi.

 

 

An. C I, 7r (W. 19066)

E però, o studianti, studiate le matematiche, e non edificate sanza fondamenti.

 

 

A. 47r

Ma inanzi che tu facci di questo caso regola generale, pruovalo due o tre volte, e guarda se le pruove fanno e simili effetti.

 

 

Ar. 32v

Non è da biasimare lo innestare infra l'ordine del processo della scienzia alcuna regola generale nata dall'antidetta conclusione.

 

 

Ar. 174v, 175v

Data la causa, la natura opera l'effetto nel più breve modo che operar si possa.

Ogni azione fatta dalla natura non si pò fare con più brieve modo co' medesimi mezzi.