Caterina da Siena
1347 - 1380
|
Libro della divina dottrinavolgarmente dettoDialogo della divina provvidenza
1375
|
______________________________________________________________________________
|
|
Capitolo XXXIX
De la terzareprensione, la quale si faránel dí del giudicio.
– Ora ti resto a dire della terza riprensione, cioè de l'ultimo dí del giudicio. Giá t'ho decto delle due: ora, acciò che tu vegga bene quanto l'uomo s'inganna, ti dirò della terza, cioè del giudicio generale, nel quale a l'anima tapinella sará rinfrescata e cresciuta la pena, per l'unione che l'anima fará col corpo, con una riprensione intollerabile, la quale le genererá confusione e vergogna.Sappi che ne l'ultimo dí del giudicio, quando verrá il Verbo mio Figliuolo con la divina mia Maiestá a riprendere il mondo con la potenzia divina, egli non verrá come povarello, sí come quando egli nacque venendo nel ventre della Vergine e nascendo nella stalla fra gli animali, e poi morendo in mezzo fra due ladroni. Alora Io nascosi la potenzia mia in lui, lassandolo sostenere pene e tormenti come uomo: non che la natura mia divina fusse però separata da la natura umana; ma lassa' lo patire come uomo per satisfare a le colpe vostre.Non verrá cosí ora in questo ultimo punto; ma verrá con potenzia a riprendere egli con la propria persona. E non sará alcuna creatura che non riceva tremore, e renderá a ogniuno il debito suo.A' dannati miserabili lo' dará tanto tormento l'aspecto suo e tanto terrore che la lingua non sarebbe sufficiente a narrarlo; [72] a' giusti dará timore di reverenzia con grande giocunditá. Non che egli si muti la faccia sua, però che egli è immutabile, perché è una cosa con meco, secondo la natura divina. E secondo la natura umana, la faccia sua anco è immutabile, poi che prese la gloria della resurrexione. Ma a l'occhio del dannato se gli mostrarrá cotale, però che, con quello occhio terribile e obscuro che egli ha in se medesimo, con quello el vedrá. Sí come l'occhio infermo che del sole, che è cosí lucido, non vede altro che tenebre; e l'occhio sano vede la luce. E questo non è per difecto della luce che si muti piú al cieco che a l'alluminato, ma è per difecto de l'occhio che è infermo. Cosí e' dannati el veggono in tenebre, in confusione e in odio, non per difecto della divina mia Maiestá con la quale egli verrá a giudicare il mondo, ma per difecto loro. |